La modalità di trasmissione e la contagiosità mostrate dal virus SAR-CoV-2 durante la recente pandemia hanno evidenziato la necessità di sviluppare materiali auto-decontaminanti, ovvero in grado di inattivare il virus, da impiegare ad esempio nelle superfici d’appoggio o nei filtri per processare grandi volumi d’aria.
In questa prospettiva, il biossido di titanio (TiO2) rappresenta un candidato ideale, in quanto noto materiale foto-catalitico, non tossico e facilmente disponibile, che è in grado di esporre superfici stabili. L’aggiunta di nanoparticelle (NP) metalliche, ormai comunemente impiegate in ambio biomedico, è sicuramente un’ottima strategia per aumentare l’interazione con il virus SARS-CoV-2.
I ricercatori del progetto CORAERO, in collaborazione con il nanoQlab dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Prof.ssa Cristiana Di Valentin e Dott. Aldo Ugolotti) hanno dimostrato, combinando tecniche sperimentali e simulazioni numeriche, che sulla superficie di anatasio TiO2(101), in concomitanza con un trattamento termico e/o a base di luce ultravioletta (UV), è possibile non solo adsorbire, ma anche rendere inattivo il virus SARS-CoV-2. Lo studio, inoltre, definisce il ruolo chiave della proteina spike nel processo e mostra che la presenza di NP a base di palladio può migliorare ulteriormente la performance del materiale.
I risultati della ricerca sono riportati nell’articolo “Adsorption and Inactivation of SARS-CoV-2 on the Surface of Anatase TiO2(101)" (DOI: 10.1021/acsami.2c22078) pubblicato sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces (Impact Factor 10.383, Journal Citation Report (Clarivate Analytics, 2021)).