
Celle fotovoltaiche, stoccaggio di energia elettrochimica, conversione di energia elettrochimica (celle a combustibile), produzione di combustibili e sostanze chimiche da energia solare, stoccaggio di idrogeno. Queste le tecnologie e azioni in grado di affrontare il problema energetico globale che il Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca ha affrontato nel corso del Progetto FLEXILAB, Progetto "Dipartimenti di Eccellenza" 2018-2022.
Intervistiamo la Prof.ssa Anna Vedda, Direttrice del Dipartimento e il Prof. Stefano Sanguinetti, coordinatore scientifico del progetto, per capire quali sono stati i risultati raggiunti.
Qual è stato il risultato prevalente del progetto FLEXILAB?
Il progetto era molto articolato e si poneva molteplici obiettivi su piani diversi: dalla ricerca all’alta formazione, dal reclutamento di persone al potenziamento delle risorse strumentali – spiega Anna Vedda. – Al di là dei risultati della ricerca ottenuti durante il quinquennio, il risultato più importante raggiunto è stata la costituzione di una rete di collaborazioni all’interno del Dipartimento che ha dato una spinta al progetto permettendo alla ricerca nel campo dell’energia di raggiungere una massa critica in termini di personale e competenze. Basti pensare che grazie a questo progetto, attualmente oltre 20 docenti, una parte molto consistente del Dipartimento, sono coinvolti in attività di ricerca nel settore dell’energia.
Quali sono stati i risultati della ricerca del progetto FLEXILAB?
Molti degli obiettivi prefissati sono stati raggiunti o sono in fase di raggiungimento, e le pubblicazioni scientifiche relative al progetto parlano dei nostri risultati – spiega Stefano Sanguinetti. – I dati del 2022 sono ancora parziali ma è significativo esaminare l’evoluzione temporale del numero di pubblicazioni nel quadriennio 2018-2021: a fronte di un totale di 154 pubblicazioni su riviste peer reviewed, 3 sono state prodotte nel 2018, 40 nel 2019, 53 nel 2020 e 58 nel 2021. Questo confronto è una misura dell’impatto delle attività del nostro Dipartimento nel campo delle energie rinnovabili, che si avvalgono anche del coinvolgimento a vario titolo di importanti aziende nel settore dell’energia.
Che impatto ha avuto il progetto sul Dipartimento?
Abbiamo potuto operare su due fronti: il potenziamento delle infrastrutture di ricerca e il reclutamento di personale – continua Stefano Sanguinetti. – Per quanto riguarda il primo fronte, il dipartimento ha creato una nuova infrastruttura di ricerca, il laboratorio FLEXILAB, costituita da una rete di laboratori di tecnologie abilitanti, flessibile, con attrezzature specificamente concepite per permettere alle diversificate linee di ricerca del Dipartimento nel campo dell'energia di allinearsi su TRL≥4.
Grazie al progetto, è stato possibile il reclutamento di personale con competenze complementari a quelle presenti in Dipartimento nel campo dell’energia. Sono stati reclutati 1 professore ordinario, 5 ricercatori a tempo determinato (3 di tipo A e 2 di tipo B) e 10 Assegnisti. Il Dipartimento ha inoltre voluto investire ulteriori fondi nel reclutamento di personale in posizioni connesse alle attività del progetto.
Con il potenziamento delle infrastrutture, il reclutamento di nuovo personale e l’avviamento di nuove linee di ricerca nel campo dell’energia, il Dipartimento può essere considerato ora uno dei centri di riferimento nello sviluppo di materiali e tecnologie relativi all'energia sostenibile in tutto il suo ciclo di valore.